LA TRISTE STORIA DEI MARMI
Parte terza: i Marmi Elgin a Londra | "Quod non fecerunt Gothi,
hoc fecerunt Scoti" "Ciò che non fecero i goti, lo fecero gli scozzesi" Graffito ad Atene, 1813 |
I marmi subìrono maltrattamenti inevitabili. Furono sistemati negli sporchi e umidi capannoni e nel parco della villa di campagna di Elgin e lì rimasero per anni, andando in rovina nell'umido clima inglese, mentre egli cercava un acquirente.
Elgin tentò di vendere i marmi al governo inglese, ma il prezzo richiesto fu così alto che gli fu opposto un rifiuto. Col passare degli anni i marmi influenzarono la vita quotidiana in Inghilterra: chiese, edifici pubblici e abitazioni, furono costruiti in stile greco classico.
In una lettera scritta da Elgin nel 1815, egli ammise che i marmi erano ancora nei magazzini di carbone a Burlinghton House, in rovina a causa dell'umidità distruttiva.
Infine, nel 1816, i Marmi furono venduti al governo inglese e furono immediatemante trasferiti da Burlinghton House al British Museum, dove una apposita ala fu costruita per ospitarli, grazie a Joseph Duveen, che si incaricò delle spese.
Nel dicembre 1940 un parlamentare laburista, la Signora Kleir, chiese al priimo ministro Winston Churchill se i marmi sarebbero stati restituiti all Grecia in riconoscimento parziale della valorosa resistenza contro i tedeschi e dei sacrifici del suo popolo. La risposta fu negativa. Nei giorni successivi alla richiesta della Signora Kleir fu pubblicato dal Times un gran numero di lettere in favore della restituzione dei Marmi alla Grecia.
Nel 1941 il segratario del Partito Laburista, Clement Attlee, che era membro del governo in carica negli anni di guerra, replicò alla richiesta della Signora Keir, dichiarando che non c'era alcuna intenzione di intraprendere vie legali per la restituzione dei Marmi.
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