LA TRISTE STORIA DEI MARMI


Parte quarta: giudizi dei contemporanei sul saccheggio di lord Elgin "Egli (Elgin) saccheggiò ciò che i turchi ed altri barbari ritennero sacro"
J.Newport, membro del Parlamento inglese.

 

Edward Clarke, nel suo libro "Viaggio nei Paesi Europei", pubblicato nel 1811, scrisse una del più famose descrizioni delle manovre realmente effettuate dai lavoranti di Elgin sull'Acropoli, con la supervisione di Lusieri. Secondo Clarke, che fu testimone della rimozione delle metope, si trattava di un'opera di scultura fantastica, meravigliosa. Ma la tragedia si compì quando una porzione del marmo Pentelico crollò sotto la spinta delle macchine di Elgin, e Clarke afferma che persino il comandante turco si lamentò della distruzione dei marmi.

Clarke dimostra pure come i lavoranti di Elgin non danneggiarono il Partenone per errore o imperizia, ma tagliarono deliberatamente i marmi in pezzi più piccoli per trasportarli più comodamente.

Frieze detail

Egli sapeva anche che Fidia ed i suoi aiutanti avevano concepito le decorazioni del Partenone in modo che fossero viste al meglio dal basso, e non all'altezza degli occhi, in un museo.

Clarke conclude dicendo che la struttura del tempio subì danni maggiori di quelli provocati dall'artiglieria di Morosini, che una grossa iniquità era stata commessa, e che il governo inglese avrebbe potuto chiedere al governo turco di prendere misure per proteggere le sculture.

Edward Dodwell scrive rifiutando la motivazione inglese che i greci fossero indifferenti alla conservazione dei monumenti. Molti- secondo Dodwell- si lamentarono col Sultano della rovina compiuta, poichè egli aveva permesso ad Elgin di realizzare i suoi progetti.

Dice anche dell'umiliazione di presenziare alla razzìa di sculture e membra architettoniche raffinatissime. Aggiunge che le arti in Inghilterra si sarebbero giovate allo stesso modo di copie delle sculture di Fidia, e conclude affermado che non solo fu commesso un scarilegio, ma che esso fu perpetrato da persone interessate solo al loro tornaconto personale.

Metope

Thomas Huges, un parroco inglese, dà una descrizione impressionante del furto sull'Acropoli. "Capitelli, timpani, basamenti ed architravi, giacevano tutti in cumuli enormi, che avrebbero potuto fornire materiale per la costruzione di un intero palazzo di marmo".

Il pittore inglese Hugh Williams ammise che i Marmi Elgin avrebbero ceratmente contribuito al progresso dell'arte in Inghilterra, ma negò il diritto di estirparli dalla Grecia.

Anche Lord Broughton menziona il danno arrecato al Partenone e accusa Elgin di aver progettato di rimuovere l'intero tempio di Teseo (L'Ephestaion).

Francis Douglas, un parlamentare inglese, convinse i suoi colleghi della sincera ammirazione che i Greci nutrivano verso il Partenone e sostenne che persino i turchi avevano cominciato ad apprezzarne il valore. Scrisse anche "ogni scultura del Partenone ci ricorda il cesello del suo creatore e gli uomini per i quali fu creata. "Concluse esprimendo il suo grande disappunto per l'insolenza delle mani che non temettero di svellere i magnifici oggetti del Partenone, ed elogiò Chateaubriand, che accusò Elgin di sacrilegio.

Parte Prima:
la costruzione del Partenone
Parte seconda:
il saccheggio del Partenone
Parte terza:
i Marmi Elgin a Londra
Parte quarta:
giudizi dei contemporanei
sul saccheggio
Parte quinta:
opinioni inglesi sulla restituzione

 
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